SCRITTURA A MANO PATRIMONIO DELL’UMANITA’
In Italia si è compiuto un primo passo per sottolineare e sostenere l’importanza della scrittura manuale e ancora di più per sostenere l’apprendimento e l’uso della scrittura corsiva. Ad Urbino dove è situata la più prestigiosa sede dell’Istituto Moretti (padre della grafologia) un piccolo gruppo di studiosi ha lanciato la Campagna per il diritto di scrivere a mano. Il coordinatore di tale campagna è Claudio Garibaldi[1], gli obiettivi perseguiti da tale iniziativa sono: la proclamazione della giornata della scrittura a mano, l’attivazione di scambi culturali all’insegna della multidisciplinarietà e ovviamente una adeguata campagna di sensibilizzazione coinvolgendo quante più persone possibili alla luce anche dei più attuali studi che in diverse parti del mondo si stanno svolgendo a tale riguardo.Cito dalla Rivista Scrittura il passo in cui si pone l’accento su questa questione che “si inserisce a pieno titolo nell’ambito della Convenzione Onu sui Diritti dell’infanzia (Convencion on the Rights of child) del 20 Novembre 1989, che nella prima parte dell’art.29 recita:
Gli stati parti convengono che l’educazione del fanciullo deve avere come finalità […] favorire lo sviluppo della personalità del fanciullo non che lo sviluppo delle sue facoltà e delle sue attitudini mentali e fisiche, in tutta la loro potenzialità”
Secondo questa ottica i fautori di tale iniziativa dichiarano nella pubblicazione[2] di qualificare la campagna per il diritto di scrivere a mano come un diritto se non ancora espressamente sancito quantomeno inserito in quello più generico del diritto all’apprendimento.
Non credo che nessun grafologo o studioso della pedagogia o psicologia possa non valutare con positività tale iniziativa e sostenerla. Tale argomento infatti sta riscuotendo sempre un maggiore interesse sia a livello nazionale che internazionale. Negli Usa dove da tempo si era abbandonato l’uso della scrittura a mano a favore di un insegnamento più tecnologico con tablet o strumenti all’avanguardia si sta facendo retromarcia.
Riporto, presa dalla rivista “Scrittura” una affermazione dello psichiatra e ricercatore canadese nel campo della neuroplasticità Norman Doidge che dice “Alcuni neuro scienziati affermano che, se il corsivo scompare, le abilità cognitive ad esso collegate saranno semplicemente sostituite da altre nuove, proprio come è sempre successo da quando gli esseri umani cominciarono a lasciare i lo segni sulle pareti delle caverne. Non c’è dubbio che le capacità cognitive perdute saranno sostituite da quelle nuove, ma non è irresponsabile promuovere tali cambiamenti senza prima capire se essi sono utili o dannosi per lo studente? […] Potrebbe accadere che riducendo […] gli standard di insegnamento della scrittura a mano e anche il tempo di pratica, si ostacoli e in alcuni casi si danneggi il processo di apprendimento”.
In un progetto realizzato in collaborazione con il Laboratorio di Psicologia sperimentale dell’Università di Roma , il pedagogista Bendetto Vertecchi ha condotto una ricerca su alunni delle classi terza, quarta e quinta elementare( 380 numero di alunni in totale) che sono stati invitati a scrivere a mano per 15 minuti al giorno per 3 mesi. Le differenze con i loro coetanei nelle classi parallele, non coinvolti in questa attività sono state evidenti sia nel rendimento scolastico di maggiore soddisfazione, sia a livello espressivo, di capacità mnemonica che di apprendimento in genere.
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